Il più grande torto che si può fare ad un appassionato di vini




Chiaretto della Mosella del 76, coltivato a riva gauche





Qual è il più grande torto che si può fare ad un appassionato di vini?

No, non sto parlando di stappare la bottiglia di vino togliendo la capsula come se si stesse togliendo il calzino al piede di tua figlia che non vuole.

Non sto parlando neppure del fatto che venga stappato con il cavatappi classico dopo aver inciso la capsula con un coltellaccio e poi, dopo aver rotto il tappo, lo si butti dentro la bottiglia con cacciavite e martello.

Non sto neppure parlando del caso in cui lo si stappi facendo un botto enorme e con plateale soddisfazione dopo aver fatto roteare la bottiglia anziché il cavatappi stile giropizza.

Non sto neppure parlando del caso in cui la suddetta bottiglia col pezzo di sughero galleggiante al suo interno venga presa per il collo rovesciandone il contenuto come farebbe il peggior alcolizzato di Düsseldorf, nella renania settentrionale.

Non sto neppure parlando del caso in cui il tuo commensale cui mostri la bottiglia ti chieda: cos'è un Bolgheri Rosso? Boooono. Come se esistesse solo quello nel mondo. Poi vabbè gli fai notare che è un vino bianco fatto a tipo quattrocento km di distanza, con scritte in tedesco, ma fa lo stesso.

No niente di tutto questo.

Niente di tutto questo può avvicinarsi a quanto sto per dire.

Situation. Hai invitato una persona a cena a casa tua , hai pulito per terra, tolto le ragnatele al cane, cambiato gli asciugamani in bagno, hai deciso il menu, più o meno faticoso. Nel mio caso in genere la fatica spetta ad altri, ma fa lo stesso. Poi hai deciso che vino abbinarci perché in fondo sennò quei soldi che hai speso per diventare uno straccio di sommelier a qualcosa devono pur essere serviti. A volte addirittura definisci il menu, in base al vino che vuoi aprire, tanta è la voglia di mettere alla prova le tue conoscenze, convinto anche di fare qualcosa di grandioso (si fa per dire).

Ecco che apri la bottiglia di vino, chiedendoti se devi farlo in modo accademico, risultando oltremodo pesante, oppure facendolo in modo più semplice possibile, col rischio di risultare il classico pizzettaro di via della Scrofa. Alla fine lo apri, trovando un compromesso tra le due fattispecie di cui sopra. Abbozzi un'annusata al tappo e lo versi a chi ti sta accanto buttando là una piccola descrizione di cosa gli stai facendo bere, senza rischiare di essere troppo palloso, non sia mai che tu possa parlare liberamente di una passione per più di tre minuti distogliendo l'attenzione da argomenti tipo: la cacca di tua figlia, il cugino del prozio del cognato della perpetua del prete che si scaccola, il parente del guardiamacchine abusivo con la piorrea, il Governo ladro e che non esistono più le mezze stagioni e che si stava meglio quando si stava peggio.

A quel punto succede l'inaspettato, una cosa che tu non potevi aver pensato che succedesse, perché se solo tu l'avessi sospettato, avresti evitato di invitare questa persona, oppure l'avresti invitata a mangiare una pizza unta da Gigi il Troione, dopo aver ovviamente decantato versi del trionfo di Bacco e Arianna di Lorenzo de' Medici.

Succede dunque che questo ignobile individuo, non lo si può definire diversamente, avvicina la mano alla bottiglia dell'acqua (magari anche frizzante) e cosa fa? La rovescia nel bicchiere dicendo: "nono troppo forte". Magari poi prende anche in mano la bottiglia di vino e fa: "uhh TREDICIGRADIEMMEZZO...ma che sei matto"? Segue mimica facciale e scuotimento della mano destra stile Benigni in Johnny Stecchino di fronte al dottor Randazzo.
Quello è il momento in cui ti giri alla tua destra vedi Watson che ti rompe le palle, cercando di salirti sulle gambe chiedendoti ripetutamente del cibo con quella espressione a cane ebete e ti chiedi perché quel giorno, anziché decidere di avere TRE cocker, non hai pensato che sarebbe stato meglio avere un solo cane, uno solo, ma qualcosa tipo un DOGO, o un Dobermann. Lo avresti chiamato Ivan il Terribile trentatreesimo, discendente diretto di Ivan il terribile Primo, appartenuto allo Zar Nicola, leggendario campione di caccia al mugico nella steppa, e fucilato come nemico del popolo durante la Rivoluzione di Ottobre sulla Piazza Rossa (cit.).
Forse con un cane del genere si sarebbe peritato a mettere l'acqua nel vino che io avevo scelto e pagato con i miei sudatissimi risparmi.

La prossima volta, tutti da Gigi il Troione.

Questo è senza dubbio il più grosso torto che si possa fare ad un appassionato di vini.

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