Ricordi del corso di Sommelier. abbinare gli antipasti: Blanquette de Limoux, Petite Arvine o...Colli Euganei fior d'Arancio?


L'abbazia di Saint-Hilaire?
Mai sentita nominare?
No? Nemmeno io...prima.


Scrivo questo articolo per lasciare ai posteri e ricordarmi quella che è forse stata la serata più bella tra tutte quelle del corso sommelier Fisar. In quella serata, i nostri docenti, hanno dimostrato di essere non solo bravissimi nella materia vino, ma nondimeno degli assi dietro i fornelli. Ci hanno letteralmente deliziati con i loro manicaretti, coccolandoci totalmente.
Ancora ricordo quella sensazione di gioia post-cena che provavo verso mezzanotte portando a spasso i cani per la passeggiata serale e ripensavo a quanto bello era stata quella serata di degustazione. Me la sono voluta appuntare e me la voglio ricordare bene.

Ma andiamo con ordine...

Abbiamo iniziato con anelli di cipolla fritta, cavolfiore fritto e spinaci. Li abbiamo abbinati con un Blanquette de Limoux. Per chi non lo sapesse, in Francia, le bollicine non si fanno solo e soltanto nello Champagne. Ci sono una miriade di altre zone, più o meno famose. Tra queste, nel sud della Francia, si produce questo famoso vino che si dice sia nato prima di Dom Perignon e dello Champagne arcinoto in tutto il globo e che ancora oggi prevede che lo si possa produrre con il metodo ancestrale.
Tornando al vino di quella fantomatica sera, il Blanquette proposto, era il classico vino da entrée. Interessante beva, un po' "leggera". Una persistenza aromatica poco intensa e non molto lungo in bocca. L'acidità interessante, lo rendeva beverino e ripuliva la bocca. Tutto sommato un buonissimo inizio.

Di tutt'altro tenore è stato il Petite Arvine che abbiamo bevuto poco dopo. Un ottimo Petite Arvine Chateau Fuillet del 2015. Ben più generoso e persistente del primo, si è sposato perfettamente con gli altri antipasti che abbiamo testato. Tra cui una caponata di verdure, una polenta fritta con tartufo nero. Questo vino è stata una piacevole scoperta. Conoscevo i vini valdostani per il Blanc de Morgex et de la Salle e per il Picoutiner, autoctona varietà dell'arcinoto nebbiolo. Ma il Petite Arvine, non lo avevo mai sentito, e da adesso rientrerà sicuramente trai miei vini preferiti. Del resto amo la Val d'Aosta, le sue montagne, le sue vallate. Non posso far altro che amare i suoi vini.
Che dire di questo vino, fresco con la sua acidità che ripuliva la bocca dall'olio della caponata di verdure. Dovete sapere che in cucina avevamo dei furbacchioni, degli artisti, che confezionavano dei piatti caratterizzandoli anche con delle "esagerazioni" per far apprezzare di più alcune proprietà intrinseche ad un vino piuttosto che ad un altro. Questo era il caso dell'olio, componente grassa da smorzare con la freschezza di questo Petite Arvine che ripuliva così magnificamente sia l'olio della caponata che la frittura della polenta. Un accostamente perfetto. Devo dare merito al nostro docente che ci fece notare prontamente quanto questo gioco olio-acidità fosse stato cercato e con che risultati.

Dicesi viticoltura eroica, quella Valdostana. Si capisce perché o va spiegato?


A seguire abbiamo assaggiato un Igt di Riparbella, della tenuta La Regola. Una tenuta che ho avuto il piacere di visitare un anno fa, con la delegazione Fisar Le Due Valli. Il vino in questione, è il Vallino: Cabernet Sauvignon all'85%, Sangiovese 10% e Syrah 5%.
Grande vino, quando è arrivato ha portato subito profumi, spessore e struttura. Le mie papille gustative hanno brindato all'emozione dei sensi. Il ricordo dei profumi della frutta e delle spezie, sembravano un giusto coronamento ad un percorso in crescendo come stavamo facendo. Tuttavia, devo dire, che a livello di abbinamento, sicuramente il Petite Arvine si adattava meglio alle pietanze, visto che questo Vallino, buonissimo per carità, risultava infine troppo lungo. Ma d'altronde si sa che a lezione si va per imparare e mettere a nudo pregi e difetti degli abbinamenti, proprio per capirli a pieno. Certo, il tannino stavolta andava a contrastare l'untuosità della caponata e della frittura, ma al tempo stesso, avevamo una struttura e una persistenza che "superavano" quella del piatto.

Per finire abbiamo assaggiato una delizia. Il Fois Gras. E cosa potevamo abbinarci se non un bel vino dolce? Un Colli Euganei Fior d'Arancio. Ho adorato sia l'uno che l'altro. Ahh che vita. Quello è stato il giorno in cui più ho amato il gruppo di persone che hanno organizzato il nostro corso per Sommelier e che si sono fatti un mazzo così in cucina per noi.

Fegato d'oca annaffiato nel Madera!!! Hic
Fiato da leone... a questo ce l'hanno affogato nel Madera...

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